Spazio Su

Spazio su è un project space fondato e gestito da Gianni D’Urso e Grazia Amelia Bellitta. Si trova nelle scale d’ingresso di una abitazione sita al secondo piano di un palazzo signorile nel centro storico di Lecce. E’ un luogo d’incontro dove proporre e assimilare nuovi linguaggi di ricerca del panorama contemporaneo. Il progetto coinvolge giovani artisti che, relazionandosi direttamente con la particolarità dello spazio, lo utilizzano come “supporto” per lavori site-specific. Spazio Su sostiene la ricerca del singolo artista e vuole essere una possibilità per esprimere la propria poetica in un luogo non conforme.L’obiettivo del progetto è rispondere alle necessità comuni che derivano della pratica artistica di oggi creando un dialogo attivo con l’opera e l’artista.

In mostra:

Gabriele Mauro, Escape to Paradise, 2020-2021
25 elementi, Installazione a dimensioni variabili
coperte isotermiche d’emergenza (film di poliestere metallizzato), imbottitura in poliestere.

Escape to Paradise è un’opera basata sui concetti dell’antropologo statunitense Arjun,  sull’importanza dell’immaginazione.
Non solo più il rifuggire da povertà, carestie e guerre, ma anche, grazie ai media che ci forniscono la visione di paesi ricchi, l’idea di costumi spesso più liberi, di opportunità di lavoro e la sospirata possibilità di fare fortuna, creano i processi migratori, che partono con una proiezione, l’immaginazione. Le informazioni circolano narrando altri mondi, che sono stati immaginati prima che praticati, mescolando segni e significati per una costruzione di vite possibili e nuove possibilità.
Tuffi, prese circensi, “pose michelangiolesche” che riprendono la dinamicità delle scimmie, rivelano un aspetto gioioso del lavoro che nasconde il rimando sociale.
Il titolo, tratto dal finale del film Carlito’s Way di M. Scorsese, il protagonista, sul punto di morte, vede animarsi palme e persone su una spiaggia esotica di un manifesto pubblicitario dove è scritto: Escape to Paradise.


Escape to Paradise is a work based on the concepts of the American anthropologist Arjun Aapadurai, on the importance of imagination.
Not only the avoidance of poverty, famine and wars, but also, thanks to the media that provide us with the vision of rich countries, the idea of ​​often freer customs, job opportunities and the longed-for possibility of making a fortune, create the migratory processes, which start with a projection, the imagination. The information circulates telling us about other worlds, which were imagined before they were practiced, mixing signs and meanings for a construction of possible lives and new possibilities.
Dives, circus holds, “Michelangelo poses” that reflect the dynamism of monkeys, reveal a joyful aspect of the work that hides the social reference.
The title, taken from the finale of the film Carlito’s Way by M. Scorsese, the protagonist, on the verge of death, sees palms and people animate on an exotic beach of an advertising poster where it is written: Escape to Paradise.

Gabriele Mauro

Gabriele Mauro (Aradeo, Lecce. 1991) è un artista visivo. Il suo lavoro è sollecitato dal tessuto sociale in cui viviamo. Le modalità di ricezione delle immagini nei nostri giorni, l’idea di arte come costruzione di forme e di pensiero, la differenza e ripetizione come insieme e incontro di rapporti temporali, sono gli elementi che permettono di creare un mondo immaginario, rimandano ad un altrove  per avere uno sguardo volto alla sensibilità visiva, nel senso di esperienza. Tra le sue mostre recenti: Primo Vere, a cura di Sergio Risaliti, Galleria Santo Ficara, Firenze, 2021 / Portafortuna, a cura di Toast Project Space, Manifattura Tabacchi, Firenze,  2020 / Orat et labora, ORO, a cura di Sergio Risaliti, Museo Novecento di Firenze, 2019 / Video del giorno, a cura di Giorgio de Finis, MACRO , Roma, 2018 / Turista per sempre, a cura di Franco Speroni, Galleria Gallerati, Roma, 2017 / Guardare il mondo di oggi e immaginare quello di domani, a cura di Giacomo Bazzani, Lorenzo Bruni, Pietro Gaglianò, Matteo Innocenti e Alessandra Poggiani, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, 2016.