ESPI + Alessandro Montefameglio
ESPI + Alessandro Montefameglio
Nella vetrina di Alessandro Montefameglio e Espi si legge un testo filosofico in merito all’importanza dello sguardo e la definizione di “mamihlapinatapai”, parola quasi impossibile da pronunciare e tradurre. Nelle due sezioni centrali vi sono invece una tela il cui soggetto riprende “Giovane che guarda Lorenzo Lotto”, celebre opera di Giulio Paolini, che rifletteva sulla capacità dell’opera di farsi “specchio mentale di una situazione” ovvero “dichiarazione astratta” dell’operazione artistica (Bonito Oliva, 1973), e uno specchio vero e proprio con l’aggiunta del termine cileno in lettere dorate. Dopo aver letto l’apparato testuale, il pubblico incontra uno sguardo, quello di un altro da sè e, successivamente o meno a seconda della direzione di marcia, incontra il proprio.
ESPI, giovane che guarda Lorenzo Lotto, stencil su tela, 2021, dettaglio
Espi e Alessandro Montefameglio prima di collaborare alla realizzazione dell’intervento site specific per in_festa non si conoscevano. Eppure il primo stava conducendo da tempo un’indagine sullo sguardo, mentre l’altro aveva scritto “Come monadi sul metrò” per la rivista L’Intellettuale Dissidente. In tale articolo il filosofo toscano denunciava la sempre maggior solitudine e alienazione dell’individuo contemporaneo, ormai rinchiuso nel perimetro del proprio cellulare e pericolosamente incapace di aprirsi all’altro. Se questo saggio era preoccupante prima dell’emergenza sanitaria, oggi, a fronte dell’ormai abitudinario ricorrere di lockdown e distanziamento sociale, lo è ancora di più. Siamo sempre più soli, sempre più distanti, sempre più chiusi nei confronti dell’esterno.Dunque, cosa resta degli sguardi? Siamo ancora in grado di riconoscerli? Di riconoscerci? Siamo ancora capaci di abbracciare il peso, la meraviglia e la responsabilità di guardare un altro essere umano negli occhi? E di guardare noi stessi? Sappiamo reggere il nostro sguardo?Espi e Montefameglio pongono al pubblico di co_atto e a tutti noi questa domanda, facendo esperire a chiunque si trovi a fruire della loro vetrina l’importanza e il peso di uno sguardo, sia esso quello degli altri o il nostro. Perchè è nel viso, nello sguardo che ci guarda, che si condensa la pienezza dell’identità di un individuo e se è vero che in quanto esseri umani siamo “animali sociali”, allora non possiamo esimerci dall’uscire nel mondo per incontrare gli altri e noi.