crates,
Il Garpez
«Non siamo ansiosi, non c’abbiamo conflitti… noi c’avemo solo fame»
LE VACANZE INTELLIGENTI, 1978, di Alberto Sordi, con Alberto Sordi, Anna Longhi, Evelina Nazzari, Stefania Spugnini, Filippo Ciro.
crates
La proposta installativa di Crates per la vetrina di co_atto consiste nella produzione dell’imballaggio del Garpez, opera d’arte-fittizia presente nel film “Tre Uomini e una Gamba” di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Il proposito di Crates, brand di product design nato da un’idea di Matteo De Nando e Vlad Chetrusca, è quello di trovare soluzioni creative per l’esposizione e la conservazione di opere d’arte.
Per in_festa Crates ha assunto il Garpez come simbolo popolare dell’arte contemporanea secondo il punto di vista del grande pubblico. L’intento è mettere in questione lo status dell’opera d’arte nella società attuale, sottolineando il suo doversi relazionare con fruitori eterogenei, non sempre predisposti o formati per poterla capire e per godere della sua funzione sociale.
Il Garpez, crates design x in_festa, dettaglio
L’aver portato in mostra un tale riferimento, ormai divenuto quasi un feticcio pop per meme e motteggi, genera un cortocircuito comunicativo tra le parti. Il Garpez si pone, dunque, come ponte tra il contesto di nicchia degli addetti ai lavori dell’arte contemporanea e quello rappresentato dai pubblici più vari, richiamando inoltre l’attenzione sul problema economico che investe il settore culturale nelle circostanze attuali, provocato anche da questo gap divulgativo.
In “Le Vacanze intelligenti”, uno degli episodi del film “Dove vai in vacanza?”, Alberto Sordi rifletteva appunto sul problema dell’incomunicabilità tra l’arte contemporanea e i ceti popolari. Tra le opere esposte in Biennnale, lo smarrimento ingenuo dei due protagonisti giunge al culmine nel momento in cui Augusta, seduta a riposare su una sedia, viene scambiata dai colti visitatori come capolavoro realista. Similmanete, durante l’allestimento Matteo De Nando e Vlad Chetrusca, ideatori di Crates, si sono confrontati con i passanti della stazione, che riconoscevano immediatamente la reference pop del Garpez più di molti altri interventi site specific. La scelta di allestire la vetrina come una falegnameria, o meglio come il loro studio dove effettivamente producono le casse per gli artisti, ha voluto anche riportare l’attenzione sulla professionalità del lavoro artistico e su tutto quel sistema di studio e produzione che resta celato agli occhi della collettività e che troppo spesso viene dimenticato a fronte del celeberrimo, per non dire famigerato, “avrei saputo farlo anche io!”.