Remembrance from the Lethe, Cosimo Filippini. Co_atto, Artepassante, Milano, 2021

Cosimo Filippini

L’archivio nasce da una contraddizione in essere. E’ un’intercapedine in una diga, il fermo immagine di un flusso che non può essere contenuto. L’archivio è un tentativo di volontà universale: conoscenza, possesso, accumulazione. E’ un dialogo corale che dalla cacofonia dell’esistente cerca di darsi una voce. Una voce che risponda a tutto, che sappia contenere tutto, organizzandolo. 
Veniamo al mondo nell’assoluta contingenze e al mondo torniamo troppo in fretta. La nostra intera esistenza è un tentativo in itinere di lasciare tracce. Di trovarci un senso e nel senso saperci dare una necessità. Di darci una ragione per esistere e in essa r-esistere. Vivere attraverso i secoli, attraverso noi. Chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo. 
Storie che nascono, crescono e si raccontano. Ci raccontanto. Ci parlano e ci fanno comprendere qualcosa di più. Un qualcosa che resta sempre inafferrabile e per questo totale. 
Il tentativo di afferrare questo quid che ci fluisce attraverso ha radici lontane e nasce prima dell’archivio, all’archivio dà ragione e vita, negandolo al contempo, in quanto risulta impossibile poterlo afferrare davvero. 
Dall’immagine alla parola si passa all’opera e alla pergamena, ai luoghi e ai modi di conservarle, di catalogarle e dare loro un ordine: ecco la Biblioteca Vaticana, colei che, dopo Alessandria D’Egitto, ha dato una geolocalizzazione fisica e stabilità al flusso della cultura. 
Al nascere della fotografia tanto l’arte quanto la realtà tutta si sono poste delle domande. Come comportarsi nei confronti di un mezzo tanto preciso eppure tanto arbitrario. Dicono che lì nacque la morte dell’arte, o almeno di quell’arte che voleva rappresentare veridicamente il mondo. A dare sfogo a quell’ambizione c’era la fotografia. 
I tempi sono cambiati e anche i media e persino la fotografia, quel mezzo universale e oggettivo, si è scoperta arbitraria e manchevole. E, come Platone ci insegna, è nella mancanza che nasce il bisogno, la fame e dalla fame il progresso. 
Eros era un’entità desiderante. Un povero affamato che nell’innamoramento trovava la sua forza. 
Le fotografie di Cosimo Filippini sono fotografie erotiche, in questo senso e in molti altri. Sono fotografie documentative che nascono nell’arbitrarietà e nel bisogno. Perché oltre l’immagine sottomessa al reale, c’è l’immagine che si fa esistenza pura, che sostanziandosi di se stessa dà luogo all’opera d’arte.
Sono riproduzioni di riproduzioni quelle di Cosimo Filippini, immagini secondarie che dall’idea prima discendono e si concretizzano in esistenza. Colonizzano una vetrina, si danno un display e puntano il dito in quell’intercapedine di senso che è il presente, per far vedere che se il contemporaneo ha “le vertebre rotte”, parafrasando Agamben, l’unico modo per poter veder lontano è praticare uno sguardo consapevole, che sappia guardare al flusso e ai frammenti della storia, per trarne aspetti di pura e poetica stabilità: la stabilità di un’immagine che attraversa i secoli e le alterne vicende del tempo e ancora oggi sa parlarci di noi e illuminarci un breve spiraglio di mondo. 

Biografia - Cosimo Filippini

Artista visivo e fotografo svizzero. Nel suo lavoro riflette sui rapporti tra realtà e immagine, interrogandosi sul senso del tempo e dello spazio ed esplorando quelli che sono i limiti e i cortocircuiti della rappresentazione. Cosimo Filippini è nato a Lugano (Svizzera). Nel 1999 si trasferisce a Milano dove intraprende i suoi studi. Nel 2004, si laurea in economia per l’arte, la cultura e la comunicazione presso l’Università L. Bocconi. Nel 2006 si diploma in pianoforte presso il conservatorio G. Verdi. Dal 2006 si dedica alla fotografia, collaborando inizialmente con il fotografo di arte e architettura Václav Šedý, con cui ha approfondito l’uso del banco ottico.Dal 2010 si specializza nella fotografia di artisti, mostre e opere d’arte, collaborando con numerose gallerie, istituzioni e artisti fra cui Archivio Giò Pomodoro, Archivio Mario Schifano, Bros, Fornasetti, Joan Mitchell Catalogue Raisonné – Joan Mitchell Foundation, Marcello Jori, Julius Baer Art Collection, Adrian Paci, Luca Pozzi , RAI – Radiotelevisione Italiana, RSI – Radiotelevisione della Svizzera Italiana, Ivo Soldini, Vedovamazzei. Il contatto con questo contesto lo spinge a riflettere sul proprio lavoro e ad intraprendere la pratica artistica facendo mostre in Svizzera e in Italia. Nel 2018 ha partecipato a una residenza d’artista in seno al progetto Viavai+, con una borsa di ProHelvetia, e ha partecipato alla residenza VIR – Via Farini in Residence, Milano.Nel 2020 ha partecipato a un progetto sul ritratto del Kirchner Museum Davos e ha tenuto la sua prima mostra personale in un’istituzione pubblica, presso il Museo d’arte di Mendrisio – Casa Pessina. Un suo lavoro è recentemente entrato a far parte della collezione di opere d’arte del Canton Ticino, presso il MASI, Museo d’arte della Svizzera Italiana.