L'editorialemeta_fair #2
di co_atto
Sono uno spazio indipendente. Siamo spazi indipendenti. Indipendenti. Non dipendiamo. Non dipendiamo da chi? Non dipendiamo da cosa? La realtà è che siamo dipendenti, e lo siamo eccome. Dal tempo, dai soldi… insomma, le solite cose. Solo che ci chiamano spazi indipendenti, e, sempre a noi, pare vada bene così. Forse perché in fondo non ci abbiamo mai fatto caso, e nasconderci dietro all’essere indipendenti in qualche modo ci ha reso ribelli agli occhi di chi ha il coraggio di ammettere di essere dipendente da qualcosa: dai soldi, dal tempo… E sinceramente, a dirla tutta, essere dalla parte dei ribelli ci piace anche.Allora però mi sorge un dubbio: non è che etichettarci (autoetichettarci) come spazi indipendenti legittimi il fatto che non sia necessario, per esempio, un piano di welfare a noi dedicato? “Loro non hanno bisogno di aiuti, sono indipendenti, si fan chiamare così”. Uno spazio indipendente (come ci piace chiamarci) in realtà dipende, e dipende oltre che dai soldi e dal tempo, dai componenti del suo collettivo: artisti, curatori, allestitori, grafici, architetti… e dalla motivazione che li spinge a confrontarsi ogni giorno con i problemi che ha qualsiasi spazio che dipende: l’affitto per esempio. Come paga l’affitto uno spazio indipendente? Una risposta potrebbe benissimo essere “grazie agli sponsor”. Ma allora mi chiedo io (che sono uno spazio indipendente) perché continuo a spacciarmi per indipendente quando in realtà dipendo? Forse allora gli spazi indipendenti dovrebbero essere quelle realtà che hanno a disposizione uno spazio (Con valore assol., il luogo indefinito e illimitato in cui si pensano contenute tutte le cose materiali, le quali, in quanto hanno un’estensione, ne occupano una parte, e vi assumono una posizione, definita mediante le proprietà relazionali di carattere qualitativo (sempre relative a una certa scala) di vicinanza, lontananza, di grandezza, piccolezza, rese quantitative, già nell’antichità classica, dalla geometria, in quanto scienza dei rapporti e delle misure spaziali fondata su una definizione rigorosa dello spazio come estensione tridimensionale [definizione di spazio dal sito Treccani ndr.]) per il quale un affitto non devono pagarlo, per esempio. Ma forse mi sbaglio.Forse allora il punto sta nell’essere circoscrivibili in un gruppo facilmente riconoscibile; che poi ci sia un’effettiva attinenza con il nome che gli viene assegnato (autoimposto) o meno, conta poco. L’importante è esserne consapevoli.
In occasione di meta_fair #2 sono stati invitati spazi e collettivi, tutti, o la maggior parte, indipendenti, e l’intento della non-fiera è proprio quello di dar voce a quelle realtà che permangono nel panorama culturale, avanzando in grande silenzio come tigri predatrici, pronte a catturare l’attenzione del mondo dell’arte