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di Michelangelo D'Alessandro

Sebbene le mie riflessioni, congetture e previsioni provengano per lo più dal campo della finanza, che è il mio naturale raggio di azione e ricerca, mi viene tuttavia naturale il tentativo di traslare alcune di queste supposizioni all’interno di altri contesti. Questa spontaneità di collegamento di pensiero mi deriva chiaramente dalla mia esperienza personale.Ho vissuto la contaminazione e il dialogo continuo in diversi ambiti sin dalla tenerissima età; Innesti tramandati in primis da un padre che ha da sempre coltivato la passione per l’arte in generale, dedicandosi per hobby alla pittura, mia madre che applicava le manualità di tradizione del mio paese di origine, non ultima la suggestione diretta di mia sorella che esercita pratiche contemporanee, mixed media, e con la quale intrattengo scambi continui e feedback sull’Arte; dalle letture, visite a mostre in musei, gallerie, fiere d’arte, sudio visit, collaborazioni e confronti di vario tipo. Premessa necessaria per spingermi a partecipare attivamente in progetti che hanno come focus l’incrocio di relazioni tra artista, nuove forme di curatela e coinvolgimento con il sociale. Mai come in questo momento, caratterizzato da fortissime transizioni, avverto che nulla può essere più pensato e di conseguenza portato avanti come prima.Penso si renda necessario un maggiorne scambio/connesione tra le parti, un maggiore coinvolgimento/interazione con il pubblico, un più ampio spettro di convergenza. Indipensabile un cambio di paradigma del fare con e per l’Arte. Dare inizio a “una nuova fase” come propone appunto il tema di questo festival in vetrina, praticare un crossover a tutto campo. Mi sembra quindi opportuno, e puntuale, come salto in avanti ipotizzare i luoghi dell’arte in direzione proprio di quelle zone di passaggio pubblico, location di ‘sosta temporanea’ dal lavoro, attesa e intervalli del vivere quotidiano; in sintesi in quei luoghi ‘non deputati’ all’Arte.Come riflessione sul tema azzarderei a espandere la prospettiva di confronto partendo dal mio bagaglio di esperienza lavorativa. Estendere le coordinate pensando come ipotesi, ad esempio, al meccanismo della blockchain e applicarlo ai sistemi comunicativi, proponedo una “poetica del decentramento”. Senza alcun dubbio ritengo vitale fonte di ispirazione attingere alla visionarietà degli artisti, tenere l’attenzione sulle loro esigenze, necessità e difficoltà attuali, per proporre alternative eccezionali e inedite.Una chiave di lettura auspicabile che possa immaginarci come conduttori di energie collegati l’uno con l’altro, che ci vede in esercizio di avvicinamento col “fare dell’artista”, entrando poco per volta in maggiore confidenza col processo creativo più che con l’opera d’arte come prodotto finale. Ciò servirebbe a noi profani a diminuire la distanza, l’inibizione, l’incomprensione con quel complesso di meccanismi che stanno alla base della creazione di un qualsiasi artefatto che provenga dal pensiero dell’artista.

Mi viene in mente una frase letta di recente dalla prefazione del testo di Carla Lonzi, Autoritratto: “L’atto critico completo e verificabile è quello che fa parte della creazione artistica”


Biografia

Michelangelo D’Alessandro nato a Caracas (Venezuela), 1989, vivo e lavoro a Londra. Triennale in economia e commercio presso L’Università degli studi di Bari. Master’s degree in Banking and Finance presso USI, Università della svizzera italiana. Gli anni a seguire lavoro come banking specialist presso Avaloq una società Fintech di Lugano. Attualmente collaboro con Hyperion Decentralized Infrastructures SA, come Data Scientist.