Cinevetrina:il bosco magico

di Giulia Mangoni

Ho scritto un testo.
Non sono riuscita a scrivere un testo che ‘spiega’ le mie cose.
Perche per me scrivere é come dipingere. Una forma di poesia in questo senso. Spero che ti piaccia. Sono molto aperta a suggerimenti.
Volevo più che altro creare un’atmosfera.
Non penso sarà necessario scrivere una cosa informativa… fammi sapere cosa ne pensi?
Lo facciamo vedere anche a Marta oggi per vedere cosa dice?
Per me le informazioni sono tutte li, ma in camouflage.
Ed é un testo onesto per me, del mio processo.

Cinevetrina: Il Bosco Magico

Il nuovo studio è quasi finito, lo chiamiamo Giuseppina perché prima li viveva una signora con questo nome che purtroppo non ho mai conosciuto. Nel bagno aveva una di quelle finestre molto piccole e profonde, e li c’erano i gerani. Lo so perché me li ricordo dal basso. Dalla finestra vedo la chiesa, il vecchio feltrificio, il traffico che entra e il fiume che scivola veloce subito dopo il bar. Se sono seduta a metà della stanza, riesco a guardare fuori e sono sicura che nessuno mi vede. Sento il paese. Se sono li di pomeriggio trovo bambini che si scontrano al portone del primo piano per giocare a nascondino tra la piazzetta del cinema accanto a me e il parcheggio subito dopo. Scendo, dico ‘attenzione’. Ci sono due porte di vetro grandi, non vorrei che si facessero male. Mi piace però quest’uso della porta.Risalgo. È anche un modo di dire, Ciao, sono qui. Ora mi vedrete di più.

Mi siedo.Sento le persone che passano, seguo il movimento del bar, riconosco voci.

La luce cambia, diventa rosa e poi piano piano se ne va.

Il cinema è ancora chiuso, e le vetrine in ambi lati sono allestite da un’erboristeria e un’agenzia immobiliare. Non ho mai capito bene la funzione di queste vetrine nella storia originale di questo cinema di famiglia. Non le ho mai viste funzionare in modo attinente al discorso dei film o degli spettacoli. Sono sempre in affitto per chi le vuole. A volte ci sono piccole mostre d’arte di artisti locali, oppure installazioni fatte da studenti. Chi regola e chi gestisce queste due finestre è un parente. Una volta anche io feci una mostra in vetrina, misi i miei quadri fuori e dentro il cinema, e proiettai un lavoro video dentro la piccola Sala Verde. C’era una scatola fatta di carta all’uscita con una sezione di commenti per chi voleva lasciarmi un pensiero. Alla fine, la trovai vuota. Invece i bambini giocavano davanti al mio lavoro come se non ci fosse, che mi divertiva. Qualcuno si è riconosciuto nel video; la voce, la casa, ‘guarda ce anche lo zio’.

Si vedeva la Madonna Addolorata portata al buio nei giorni di Pasqua.

Ora sono tornata li, nel posto della prima condivisione del mio lavoro con persone che mi circondano ma che non sono necessariamente le persone che vedono le mie mostre.

Mi muovo.

Ho sogni di trasformare le vetrine. Mi immagino due spazi espositivi per scambi con il posto. Ma forse non serve. (Ogni tanto me lo chiedo).Si è fatto tardi e ancora non ho attaccato la luce. Scendendo le scale, esco direttamente nel parcheggio. Intravedo l’uscita della Sala Verde con la sua porta di velluto, chiusa. In contrasto, un enorme dipinto dei personaggi Scarlett O’Hara e Rhett Butler del film Via con Il Vento, dipinto da un amico di mio zio.  Questo posto è un posto che produce pittori, scrittori, poeti, ricercatori, artisti.Cosa è un’artista quando lo sono tutti? Cosa non è un’artista, e per così via, pensieri stupidi.

Le luci del parcheggio si accendono e si spengono, aspettiamo tutti lo stesso elettricista.

Sogno grandi tele che avvolgono il parcheggio intero. Sogno proiezioni fuori-cinema con i lavori di Anouk Chambaz che da un po’ fa ritratti video nel territorio Ciociaro. Sogno il cinema nel bosco, il bosco nel cinema, e il fiume Liri che ci attraversa lentamente.