Cerniere rampicanti a ritardare

di Ermanno Cristini

Memoria

Double case è il titolo di una mostra che feci a Londra nel 2015. Il “double” era tale perché conteneva un doppio “case”: suitcase e showcase. Infatti la mostra partiva da Berna in una valigia e arrivava a Londra in una vetrina.Case è una parola riverberante dai significati molteplici, quasi inafferrabili. Leggo da un dizionario: “contenitore, caso, avvenimento, questione, fatto, motivo, argomento, problema, tipo strano,” ecc.A proposito di “tipo strano”, si tratta di una condizione che sarebbe sicuramente piaciuta a M.D., il grande equilibrista, il quale aveva ampiamente avuto a che fare sia con valigie che con vetrine, rincorrendo i riverberi dei loro significati in una fuga infinita di senso. 

Andamenti

Dunque partenze e arrivi. Chissà da dove e chissà per dove: al di là dei luoghi apparentemente riconoscibili sulla mappa, il cardine di suitcase / showcase genera una cerniera dell’incedere. Una mobilità inutile che elegge il viaggio a tortuoso itinerario dello sperpero. In un tempo in cui non c’è mai tempo, la cerniera sospende sia la corsa che il vettore, imprimendo loro una circolarità fallimentare. Ed ecco, riappare il tempo: tenacemente resistente alla prestazione e votato alla fecondità euristica dell’operosità inoperosa. “Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo?” Si chiedeva Milan Kundera (La lentezza, 1995). Mentre un altro viaggiatore, nella calviniana “ notte d’inverno”, alle prese con una valigia di cui era impossibile disfarsi, inseguiva senza sosta l’avvitarsi di una domanda: “Perché niente riesce a finire da nessuna parte?” (Se una notte d’inverno un viaggiatore)

In between

Resta in sospensione, verrebbe da dire. Nella sospensione dimora l’equilibrio dello spreco, con levità antiutilitaria. Come nel sorriso della Gioconda, prima che la voracità degli sguardi lo condannassero all’afonia. Nella sospensione l’atto in stato di arresto, promotore di disorientamento, si elegge a guida del tempo e dello spazio. In between: il prender fiato tra suitcase e showcase, può rivelarsi luogo di una dinamica trasformativa potenziale.Che aspiri a questo mezzo indeterminabile e interminabile la scansione delle vetrine di co_atto? Che stia nel mezzo dell’intermittenza di senso l’utopia di un orizzonte progettuale in cui si compiono vertigini di possibili risignificazioni?

Ostilità

Risignificazioni: azioni ostili verso un ordine costituito, e in quanto tali, se dotate di forza tellurica, potenziali generatori di nuovi ordini, e di nuovi disordini. Ancora una cerniera tra la rassicurante tranquillità del già noto e l’azzardo dell’ignoto. Non c’è generazione di linguaggio senza l’azione appuntita dell’ostilità, il cui potere di trasformazione è direttamente proporzionale alla profondità della sua radice e alla rizomaticità della sua estensione. Ovvero alla diffusione della sua azione infestante. 

Infestante

Infestare è diffondersi in modo incontrollato e imprevedibile. È il disegno di un’energia reticolare a cui guarda in controluce la cerniera di co_atto, rampicante come un corpo teso a sfuggire le perimetrazioni dei recinti. Forse è il desiderio di una linea irradiante disposta a tracciare un corrimano di polidimensionalità, in estensione verso destinazioni senza destino. E forse è la scommessa di una tensione gioiosamente in between: attivamente in attesa di viaggiatori che perdendo treni si perdano. Perché perdersi è rivoluzionario, ed è il solo modo per “trovarsi”.Dietro l’angolo un “cattivo pensiero” di Paul Valery: “Oggi ciò che è perfetto ritarda” (Cattivi pensieri).