L'editoriale

di co_atto

Sono passati cinquant’anni da quando il poeta afroamericano Gil Scott-Heron pubblicava “The Revolution will not be televised”, canzone con la quale ammoniva che non ci sarebbe stato concesso di stare a casa, che non avremmo potuto fare una pausa durante la pubblicità e che non saremmo apparsi più magri del reale, perché la rivoluzione non sarebbe stata televisiva. La rivoluzione è cosa seria, non la si fa attraverso il tubo catodico. Nel 2021, in un’Italia vessata dal coronavirus e nella quale i luoghi della cultura sono stati pressoché in toto spostati su piattaforme digitali, il collettivo di co_atto inaugura la sua attività con l’esposizione in_festa, dimostrando che è ancora possibile trovare luoghi fisici da dedicare all’arte nel rispetto delle restrizioni imposte dai Dpcm.

La cultura è cosa seria quanto qualsiasi rivoluzione, essendone stata di ognuna madre e sposa.

Per questo motivo co_atto, forte dell’appoggio dell’associazione Le Belle Arti, ha rifiutato una cultura rallentata da link, password, userid e buffering, appropriandosi di uno spazio pubblico covid-free in origine dedicato alla pubblicità e da tutti fruibile come possono essere le vetrine di una qualunque stazione ferroviaria. in_festa ha proposto la sua strategia, inaugurando in piena zona rossa e senza rimandare l’impegno a tempi più facili. La vera cultura non è mai inerte, e risulta sempre capace di trovare risposte e nuove formule a vantaggio della collettività. Una delle accezioni del nome co_atto è co-azione, azione condivisa. Dunque, ci si è decisi a co-agire, senza limitarsi alla sterile denuncia di una cultura morente aspettando che altri trovino la soluzione. 

Quello di co_atto è attivismo culturale.

co_atto ha agito ispirato dalla propria attitudine, parimenti romantica e interventista,  nonostante gli evidenti rischi insiti nel far nascere un’iniziativa come in_festa nel pieno di un lockdown. Il collettivo è sceso in campo, e lo ha fatto con la determinazione che lo contraddistingue: schierando un esercito composto da 24 identità creative che hanno dato vita a una delle pochissime esposizioni dell’Italia zona rossa. Per assistere alla mostra di co_atto si deve fisicamente essere presenti dentro il Passante ferroviario della Stazione di Porta Garibaldi, perché le opere esposte sono pensate e realizzate per essere ammirate dal vivo e non attraverso uno smartphone. Se il pubblico non può andare dalla cultura, quindi, sarà questa ad andare dal pubblico, infestandone i luoghi di passaggio. Ciò perché da sempre la cultura si fa con gli occhi, i baci, le orecchie e i muscoli. Se chi dice che viviamo nel medioevo dell’età moderna ha ragione, e se è altrettanto vero che la storia è ciclica, co_atto è pronto ad essere parte attiva, mosso da ottimismo e speranza, del rinascimento che giocoforza segue ogni era oscurantista. Il collettivo è pronto a giocare tutte le carte del proprio mazzo, creando molteplici canali in cui convogliare conoscenze. Oggi nasce infatti red_atto, zine curata da co_atto a cadenza settimanale che pubblicherà articoli di approfondimento per espandere i confini della propria ricerca, coinvolgendo esperti provenienti da molteplici settori,  che verranno ciclicamente raccolti in un corpus cartaceo di scritti divulgativi. I contributor selezionati indagheranno e declineranno, secondo il proprio campo di studi e bagaglio di esperienze, i temi delle esposizioni periodicamente presentate nelle vetrine del Passante Ferroviario della Stazione di Porta Garibaldi, e scandaglieranno i fondali di materie eterogenee quali l’architettura, il cinema, la musica, la psicologia e molte altre. Ciò al fine di riportare in superficie e diffondere particolari conoscenze, tesori sommersi che le barbarie dell’ignoranza vorrebbero mantenere inabissati.

Perché, anche quando scevra da connotazioni politiche, la cultura è sempre rivoluzionaria.